Perché Rifondazione ha individuato il candidato sindaco in ritardo rispetto alle altre liste?
Questa è una domanda che negli ultimi giorni ci è stata fatta ripetutamente e crediamo sia doveroso dare una risposta.
Intanto il “ritardo” non è frutto del caos, come alcune maliziose lingue hanno avuto modo di dire, ma la conseguenza di una metodologia politica a quanto pare piuttosto inusuale. Ci spieghiamo meglio: per noi ancor prima di chi è il cosa. Abbiamo deciso, iscritti e simpatizzanti, di elaborare in primo luogo un programma plausibile, cioè di pensare a delle proposte e anche e soprattutto al modo di realizzarle nelle condizioni attuali. Se ci pensate, si tratta di un bel rebus dati i limiti imposti dal patto di stabilità e dalle risorse sempre più magre su cui conta un comune come Borgo. Eppure, le ore di lavoro, studio e discussione ci hanno portato a un piano che crediamo possa essere la base di partenza per un’amministrazione più giusta e più democratica.
È stato solo dopo aver messo per iscritto le nostre idee e come realizzarle che abbiamo iniziato a pensare al candidato sindaco. Ovvero a cercare la persona più adatta a portare in consiglio le nostre istanze. Consideriamo la nostra presenza in consiglio come una porzione della nostra militanza, un mezzo che ha pari dignità con il lavoro che tutti i compagni hanno svolto e svolgono nei posti di lavoro, in scuola, all’università e nelle altre istituzioni ogni giorno della loro vita. Non si è trattato quindi di una disputa per un seggio, ma di capire chi era più adatto a svolgere un compito istituzionale.
Tutti gli iscritti e simpatizzanti avevamo in mente tre nomi e all’unanimità tre nomi sono stati fatti. Non è una coincidenza, perché la nostra scelta non aveva a che fare con l’onestà delle persone (quello è il presupposto irrinunciabile e ovvio per fare parte del nostro gruppo) ma con la preparazione politica (pratica e teorica) di portare avanti i nostri obiettivi. Claudia Masini, oberata da un grande senso di responsabilità e di umiltà, ha fatto un profondo lavoro di autocoscienza. Non si è lasciata lusingare dalle nostre lodi, dal fatto che tutti l’avevamo scelta, ma ha preferito darsi il tempo e domandarsi se era pronta a un impegno del genere.
Siamo felici che abbia detto di sì. Claudia non è né sarà il nostro messia, il leader indiscutibile, ma qualcosa di più importante: la voce di chi crede che la politica la si fa fuori e dentro il consiglio. Non solo vogliamo che Claudia sia il sindaco, ma vogliamo essere migliaia di sindaci accanto a Claudia. Questo, l’unico modo davvero democratico di far politica.
Fatte queste considerazioni, si capisce come sia più veloce scegliere una faccia, appiccicarle un simbolo, farsi vedere in paese e poi, solo poi, pensare a cosa debba servire tutto ciò. E quindi domandiamo: siamo in ritardo rispetto a cosa?
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