I circoli della Zona Mugello del Partito della Rifondazione Comunista esprimono la propria contrarietà alla realizzazione della centrale eolica proposta da AGSM Verona sul territorio dei comuni di Vicchio e Dicomano.
Alle questioni tecniche e ambientali, che anche in assenza del progetto definitivo sono più che chiare, con i numeri record per quanto riguarda le dimensioni delle pale (146 m con il rotore) ed alla conseguente devastazione che l’industrializzazione del crinale principale dell’Appennino porterebbe con se (allargamento delle strade per passare con i camion che portano pale, cavi interrati fino alla frazione di Contea, basi di cemento per le torri che nessuno mai toglierà dal terreno e tanto altro), vogliamo però aggiungere due questioni di carattere un po’ più politico: quella della mancanza di una strategia energetica tanto in Toscana quanto in tutta Italia e quella più locale della chimera delle compensazioni economiche per i territori.
Il nostro Partito, come tutta la Sinistra e gli ambientalisti, non può che guardare con favore alla generazione elettrica da fonti rinnovabili, ma la mancanza di un piano energetico distorce gravemente quella che poi è la realtà sul campo. Dal lato del fabbisogno non c’è un piano serio per la riduzione dei consumi, mentre dal lato della produzione manca una regia agli investimenti nel settore delle rinnovabili (ricordiamo a tal proposito gli innumerevoli impianti eolici non produttivi distribuiti in diverse regioni d’Italia). L’iniziativa quindi è in mano a società di diritto privato che, con o senza partecipazione pubblica, mirano com’è logico solo alla redditività economica degli investimenti, spesso peraltro basata su un complesso sistema incentivante. La conseguenza è che non si investe sulle forme di produzione più diffuse e sostenibili come la mini generazione – auto produzione (solare, a biomasse o geotermica a bassa entalpia), ma prevalentemente su grandi impianti, come in questo caso.
Venendo alle compensazioni economiche poi, registriamo una grande distanza tra quello che c’è sul piatto e quello che si vorrebbe far credere che ci fosse. La giurisprudenza è chiara su quello che può tornare indietro ai territori vittime di questi grandi impianti: compensazioni ambientali e non soldi, mitigazioni del danno e non vantaggi. In Mugello le esperienze negative in questo campo non mancano e dovremmo rammentarle con attenzione.
Così com’è stato per il progetto che 6 anni fa minacciava il Monte Gazzaro tra Barberino, Scarperia e Firenzuola, l’ottimo lavoro della società civile che anche in questo caso si sta mobilitando, farà emergere la verità sull’inopportunità di questo intervento. Da parte nostra, oggi come allora, abbiamo le idee chiare in merito, non per preconcetto, ma per un’attenta valutazione ambientale e politica alla quale nessuno, a partire dalle Amministrazioni di Vicchio e Dicomano, dovrebbe sottrarsi.
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