di Gianluca Schiavon
Si è svolto a Marsiglia presso i Dock des Suds dal 14 al 17 marzo il FAME, Forum alternativo mondiale dell’acqua.
Il primo appuntamento a livello mondiale contro la privatizzazione dell’acqua svolto in alternativa al Forum mondiale dell’acqua organizzato dalla Banca mondiale proprio a Marsiglia. Questo Forum governativo ha registrato l’ennesimo fallimento politico non avendo ottenuto un minimo risultato e avendo addirittura assistito all’inatteso forfait del Presidente francese Sarkozy. Il FAME è stato al contrario un successo sia di pubblico sia per copertura mediatica dimostrando come un Forum per l’acqua che non prenda le distanze dalle multinazionali dell’acqua non ha futuro né legittimazione nell’opinione pubblica. Sono stati svolti cinquanta seminari con partecipanti da tutto il mondo, in particolare dall’Europa e dall’Africa, un’assemblea generale finale e un corteo che ha colorato sabato 17 marzo le strade di Marsiglia con oltre 4000 persone. La presenza è stata molto ricca per le diverse culture e il calediscopio di esperienze rappresentate: dall’associazionismo cristiano di base, alla cooperazione internazionale, dal volontariato laico ai centri sociali. Non molto presenti i Sindacati – c’erano alcune sigle aderenti alla Confederazione europea sindacale – un po’ di più il sindacalismo indipendente. Poco presenti i partiti a eccezione del Partito della Sinistra europea e dei soli Verdi francesi. I temi più dibattuti sono stati quelli dell’emergenza idrica e igienico-sanitaria, in particolare, negli scenari di guerra: come in Palestina e Kurdistan. Contributi specifici di grande interesse sono stati quelli apportati dai soggetti che comprendono e vivono il ruolo dell’acqua per uscire dai ritardi di sviluppo economico e sociale, come le associazioni operanti nell’Africa sub sahariana, la rete dei migranti delle isole Comore o Via Campesina. Il significato complessivo dell’iniziativa è una critica fortissima al modello di sviluppo propalato dalle istituzione mondiali e comunitarie. Un modello fondato sull’espropriazione dei beni comuni su politiche agricole e industriali rivolte al puro consumo degli elementi acqua e terra. E la risorsa idrica appare paradigmatica dei misfatti del capitalismo poiché ancora 900.000.000 di persone sono totalmente prive di acqua potabile mentre le multinazionali per ogni dollaro investito ne ottengono oltre 30 commercializzandola.
Il movimento europeo ha concentrato la sua attenzione sul ruolo dell’UE per rilanciare un processo di ripubblicizzazione. È stata coordinata una campagna di informazione e di consultazione popolare per non lasciar svanire i pronunciamenti a favore dell’acqua bene comune sotto il controllo di organi interamente pubblici e partecipati. Se l’Italia mette in campo la propria campagna di obbedienza civile a tutela dell’esito referendario, la Spagna può vantare un buon risultato di un referendum autogestito e la Francia una battaglia da parte delle assemblee elettive. Ciò che più conta è che l’intero movimento ha sposato la proposta di raccogliere 1.000.000 firme in 2 mesi nei 25 Paesi UE per l’acqua pubblica inviando le firme alla Commissione per la creazione di un fondo comune idoneo a finanziare la distribuzione capillare e fuori mercato dell’acqua. Un Europa sociale contro l’Europa delle banche e della finanza che sta spingendo i Governi (non solo di destra o tecnici) di tutti i Paesi a regalare i beni comuni alle multinazionali, a cominciare dalla Grecia.
Questo risultato è stato ottenuto anche grazie all’impegno del Partito della Sinistra europea che mercoledì ha svolto una riunione del proprio gruppo di lavoro in cui erano presenti una ventina di compagne/i: la Spagna (IU e PCdE), la Francia (PCF e PdG), la Danimarca (Alleanza rosso-verde), la Grecia (Synaspismos), l’Austria (OKP), la Finlandia (Alleanza rosso-verde) e il Portogallo (BdE) oltre a Cristine Mendelson dell’esecutivo del Partito della SE. Abbiamo discusso e dibattuto lungamente, sviscerando prima la situazione dell’acqua Paese per Paese, poi affrontando le principali questioni da affrontare al FAME e infine l’agenda dei prossimi appuntamenti. Il gruppo di lavoro ha delegato quattro compagni (Eduardo Meneses, Eva Garcia, Danai Badogianni e Gianluca Schiavon) alla scrittura di un documento unitario che prende posizione sulla necessità di interventi statali per omogeneizzare la qualità e il prezzo della risorsa idrica, per una politica delle tariffe volta a differenziare gli usi e a sfavorire gli sprechi ma al contempo sulla necessità di una gestione interamente pubblica, decentrata e partecipata.
Il FAME ha quindi ottenuto anche il risultato di sensibilizzare gli eletti a tutti i livelli in Europa a riprendere potere decisionale sull’acqua e sui beni comuni contro una gestione ademocratica. Un controllo partecipativo sui beni comuni che non può fermarsi alle istituzioni, ma deve estendersi al massimo, coinvolgendo le associazioni di consumatori, i sindacati, le professionalità e le scuole. In Europa dopo questo vertice sarà un po’ meno facile per le imprese continuare indisturbate l’appropriazione del ciclo dell’acqua, esattamente come sarà meno facile far passare come benefattori quei capitalisti della green economy che vorrebbero rilanciare il libero mercato estendendone il campo. La presenza italiana è stata particolarmente numerosa e qualificata negli interventi con contributi da molti comitati locali per l’acqua pubblica oltre che dalla rete nazionale. Il PRC, da sempre attivo in questo movimento, ha visto una presenza di Antonietta Bottini e di chi scrive della Direzione nazionale ma anche di vari compagni da Milano, Torino, Bologna e Pescara.
Il primo passo è stato mosso a Marsiglia ora è necessario estendere la consapevolezza e trasformarla in provvedimenti concreti avendo ben in mente il prossimo appuntamento di RIO+20.