Gruppo Liberamente a sinistra
È rifiuto tutto ciò che accantoniamo e rimuoviamo dalla vita. Con la parola rifiuto ci deresponsabilizziamo, deleghiamo ad altri la soluzione di qualcosa che ci riguarda.
I “rifiuti” sono materia che ha incorporato quote di energia ed ha cristallizzato intelligenza e generazioni di saperi.
La materia/energia è vita nella sua potenzialità palingenetica, nel suo sapersi riproporre quale limite di trasformazione sociale e tecnologica in relazione alla sua origine di essenziale risorsa naturale.
Se la materia è vita, in quanto tale va riconosciuta, riutilizzata, recuperata, conservata per almeno tre ragioni:
1) le risorse del pianeta sono limitate
2) l’inquinamento di aria, acqua, suolo sta raggiungendo livelli critici, con conseguenze drammatiche a carico della salute dell’umanità e delle altre specie viventi
3) le attività produttive, la combustione in particolare, hanno compromesso il clima e l’equilibrio dell’intero pianeta.
Queste considerazioni ci invitano a spostarci dallo stadio finale dello smaltimento dei rifiuti allo stadio iniziale della gestione delle risorse in modo da favorire gradualmente nelle nostre vite quotidiane l’esclusione dei rifiuti da tutto il territorio comunale. Intanto si dovrebbe provare ad eliminare la parola “rifiuti” dal nostro dizionario. I materiali di scarto non sono rifiuti finché non sono stati rifiutati. I rifiuti si formano mescolando i materiali di scarto. I rifiuti non si costituiscono (o meglio non sono subito tali) se si tengono separati i materiali di scarto in base alle diverse categorie merceologiche. Occorre favorire un’idea alternativa del nostro comportamento che dovrebbe basarsi su azioni di tutela delle risorse. Rispetto del ciclo naturale e responsabilità nelle azioni individuali e collettive stanno alla base della strategia “Rifiuti Zero” che rappresenta un modello circolare che si pone come obiettivo il recupero totale dei materiali. In quanto modello circolare, nella filiera dei materiali non esiste una gerarchia fra le varie fasi; tutti i processi sono interdipendenti tra loro; ogni momento è funzionale agli altri.
Meglio ancora della raccolta differenziata sarebbe evitare di produrre rifiuti. Ciò si può fare con un po’ più di attenzione e sensibilità, evitando gli imballaggi superflui e più difficilmente differenziabili, cercando di usare le cose più volte e più a lungo o dando loro nuova vita.
Il punto di partenza del modello circolare della gestione dei rifiuti è la raccolta differenziata, che diventa il cardine attorno a cui ruota l’intero modello. Solo attraverso la raccolta differenziata finalizzata al riciclo la materia viene individuata ed analizzata per avviarla al recupero.
In pratica per ottenere una significativa riduzione dei rifiuti indifferenziati occorre avviare un processo contagioso di realizzazione di buone pratiche che crei nella nostra collettività una cultura diffusa in tema di
Sostenibilità: far rientrare il ciclo di produzione e consumo all’interno dei limiti delle risorse del pianeta significa cambiare stili di vita, ridurre gli scarti, educare al riuso e al riciclo
Ambiente: la tutela degli ambienti comuni di socializzazione del nostro territorio comunale passa attraverso l’azzeramento progressivo dei rifiuti abbandonati negli spazi esterni
Partecipazione: applicare completamente la strategia “Rifiuti Zero” significa maggior coinvolgimento di tutta la collettività nelle fasi del processo decisionale sulla gestione dei rifiuti e in particolare sulle modalità di raccolta differenziata.
Come gruppo consiliare siamo ben lieti che parta la raccolta dei rifiuti porta a porta e si vada verso una tariffazione puntuale sull’indifferenziato prodotto.
Ad oggi paghiamo nella tariffa il costo di politiche sbagliate che si sono succedute negli anni, e che ci hanno portato a non raggiungere neppure il 40% di differenziato, obbligandoci a costi di smaltimento per lo stesso sempre maggiori, nonché a pagare le varie ecotasse per la troppa produzione di indifferenziato pro capite e per non aver raggiunto la quota di differenziato richiesta a livello regionale, nazionale ed europeo.
Sarà l’inizio di una nuova era che ci porterà a differenziare l’85% dei rifiuti? Speriamo! Di fatto siamo molto in ritardo; già lo scorso anno Alia aveva previsto nel costo del Piano Finanziario incontri formativi e informativi per andare verso una maggiore differenziazione, e quindi possibilità di riciclaggio, e propedeutici alla raccolta porta a porta, incontri che per il momento ancora non sono stati fatti. Forse già con questi avremmo potuto raggiungere qualche punto di differenziazione in più, invece niente!
L’unico modo per diminuire la tariffazione dei rifiuti, è quello di diminuire la produzione di indifferenziato, e forse adesso è proprio l’ora di andare in questa direzione, consapevoli però che soltanto questo non sarà sufficiente. Anche riciclare ha un costo, e se vogliamo andare verso una politica dei rifiuti veramente ecosostenibile (tutti siamo a conoscenza delle isole di plastica presenti nei nostri oceani e delle microplastiche presenti in quasi tutte le acque) che non consumi materie prime fino all’esaurimento producendo scorie e fumi tossici come fa l’incenerimento, dobbiamo andare nella direzione di produrre “rifiuti zero”.
Il percorso educativo e di sensibilizzazione deve essere infatti più ampio; la politica deve tendere a incentivare il riutilizzo delle cose e la cultura del “pluriuso” ponendo particolare attenzione alla tipologia di utilizzo di materie prime, disincentivando lo spreco, la cultura dell’usa e getta (anche negli imballaggi), nell’ottica di un consumo “ponderato” che arrivi a disincentivare il consumismo tipico della cultura capitalistica.
Tutta la Toscana si sta muovendo in questa direzione; Il consiglio regionale ha infatti approvato all’unanimità una mozione presentata da di Sì Toscana a Sinistra per istituire centri destinati al riutilizzo di oggetti che altrimenti diventerebbero rifiuti, sostenendo i soggetti pubblici con specifici bandi a riguardo per l’istituzione di centri di scambio, riuso, riparazione e riutilizzo. Oltre a contrastare in questo modo sia lo spreco, che il costo di smaltimento, che la cultura dell’usa e getta, è anche un modo per dare un impiego a persone che possono così specializzarsi in attività artigianali legate alla manutenzione, riparazione, invenzione di nuove forme di utilizzo di oggetti vari, che altrimenti finirebbero la loro vita come rifiuti.
E’ una politica che abbiamo sempre auspicato, e che sembra verrà fatta anche nel nostro comune.
E’ proprio il momento di concludere l’era dei rifiuti, solo questo produrrà davvero un risparmio per ambiente e tasche dei cittadini a trecentosessanta gradi.
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