Tatiana Bertini, Liberamente a Sinistra
foto gentilmente concessa da Luigi Cappetti
Sebbene sia un momento in cui le nostre menti sono occupate dal pensiero degli atti terroristici, compresa la ferma condanna ad azioni criminali che hanno colpito, che colpiscono e che colpiranno cittadini innocenti, indipendentemente dalle scelte politiche fatte dalle varie nazioni, ritengo importante condividere alcune considerazioni del nostro gruppo, LiberaMente a Sinistra, sui principali punti affrontati nel Consiglio Comunale di Scarperia e San Piero del 2 novembre.
Sul punto inerente la proposta di regolamento per la videosorveglianza, per “la lotta all’abbandono e deposito incontrollato dei rifiuti così come alle errate modalità di conferimento… di ricorrere all’uso di tecnologie idonee ad individuare gli autori di violazioni amministrative e/o penali”, contestiamo il fatto che si proceda a “punire” prima di dare strumenti e adeguata educazione sul corretto smaltimento dei rifiuti.
Ovvero; oltre al fatto che con la videosorveglianza è impossibile controllare quanto viene conferito nei cassonetti all’interno di un sacchetto, con questa metodica è anche altrettanto impossibile pensare di incrementare la raccolta differenziata; viene soltanto intercettato quanto lasciato fuori dai cassonetti stessi, generalmente materiale che publiambiente se attivata potrebbe raccogliere a domicilio, come ingombranti, o materiale che il cittadino dovrebbe conferire in un centro raccolta, come:
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Metalli
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Batterie e pile
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Farmaci scaduti
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Lampade a neon e a risparmio energetico
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Cartucce vuote e nastri di stampanti
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Inerti
Non è mai stata attivata in Mugello una raccolta differenziata spinta, come ad esempio il porta a porta e Publiambiente, attuale nostro gestore dei rifiuti, non ha ancora istituito alcun centro di raccolta per noi facilmente raggiungibile; questi sono presenti infatti solo a Vinci, Castelfiorentino, Certaldo, Empoli, Fucecchio, Monsummano Terme, Montelupo Fiorentino, Montespertoli, Pistoia. Il rischio nel quale possiamo incorrere con la videosorveglianza nei pressi dei cassonetti senza prima la costruzione di un centro di raccolta facilmente accessibile ai cittadini, è quello che i rifiuti non vengano più lasciati in punti non idonei, ma facilmente accessibili ai mezzi di Publiambiente per la raccolta come accade oggi, ma in boschi e pinete. Per questo riteniamo indispensabile, prima dell’implementazione del sistema di videosorveglianza con sanzioni per chi non rispetta le regole, la costruzione di un centro raccolta facilmente accessibile associato ad una campagna educativa rivolta a tutti i cittadini, come fatto ad esempio nel Comune di Dicomano che, servito da AER, ha un centro di raccolta a Pontassieve.
E’ comunque fondamentale puntare sulla diminuzione di produzione di rifiuti, sia per uno sviluppo sostenibile (le risorse non sono infinite) che per diminuirne i costi di smaltimento, per cui ben vengano tutte le opportunità di riutilizzo, come ad esempio un centro di raccolta per il riuso, oppure la possibilità per i cittadini, in un giorno stabilito, di mettere in strada quello che hanno di buono, ancora utilizzabile, ma che non adoperano più, in modo che qualcun’altro possa raccoglierlo per riusarlo, prima che questo diventi rifiuto.
Rispetto al punto sulla compartecipazione per i servizi a domanda legati alla scuola (mensa e pulmino), ci riteniamo parzialmente soddisfatti del fatto che come conseguenza delle nostre numerose sollecitazioni sul primo scaglione ISEE, da 0 a 10.000 euro, scaglione che abbiamo da sempre ritenuto troppo ampio (c’è troppa diversità nella capacità di contribuzione di una famiglia che ha 2.000 euro di isee da una famiglia che ne ha 10.000), abbiamo ottenuto che nel prossimo regolamento per la compartecipazione ai servizi ad offerta legati alla scuola, questo sia almeno diviso in due scaglioni con due diversi ticket, uno da 0 a 5.000 euro di ISEE e uno da 5 a 10.000.
Riguardo all’interpellanza che abbiamo presentato sulla “SCELTA DI NON INTEGRARE NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI SAN PIERO UN SECONDO POMERIGGIO SETTIMANALE DI DOPOSCUOLA”, abbiamo chiesto al Sindaco e alla Giunta Comunale le motivazioni che hanno portato all’istituzionalizzazione di un solo pomeriggio la settimana di doposcuola (al quale partecipano circa 30 ragazzi) nella scuola elementare di San Piero, accessibile con un contributo a ragazzo di 50 euro l’anno, lasciando un secondo pomeriggio di doposcuola invece a domanda dei genitori (che vede l’adesione di soltanto nove ragazzi), accessibile in questo secondo caso, con più di 400 euro di contributo. Ciò perchè riteniamo che tale decisione limiti la possibilità di partecipazione al secondo pomeriggio per le famiglie più fragili, mentre siamo convinti dell’importanza del valore formativo ed educativo che anche le attività di doposcuola danno ai nostri ragazzi, oltre a quella di custodia in ambiente ottimale, nonché della necessità di offrire uguali opportunità in una società sempre più varia sotto il profilo sociale, economico, educativo e culturale.
L’assessora alla cultura, in risposta alla nostra interpellanza, ha assicurato che d’intesa con la preside dell’istituto, sarà offerto anche il secondo pomeriggio di doposcuola, non più a domanda dei genitori, ma con le modalità del primo. Aspettiamo fiduciosi.
Venendo infine all’interpellanza che abbiamo presentato, per capire i motivi che hanno portato la Giunta a dare “PARERE FAVOREVOLE RESO RELATIVAMENTE ALLA COMPATIBILITA’ URBANISTICA AL RILASCIO DELL’AUTORIZZAZIONE UNICA PER LA COSTRUZIONE E L’ESERCIZIO DELLA CENTRALE TERMOELETTRICA A BIOMASSE” confermato con la delibera n. 100 del 15/10/2015, pur essendo nella consapevolezza che le “centrali termoelettriche” sono classificate ai sensi dell’art. 216 del Testo Unico delle Leggi sanitarie n.1265/34 “industrie insalubri di I classe” in quanto esplicitamente inserite, con la denominazione di “centrali termoelettriche” nell’elenco delle industrie insalubri di I classe, parte I, lett. C, punto 7 del Decreto Ministeriale 5 sett. 1994, nonché sapendo benissimo che l’art.96 del Regolamento Urbanistico del Comune di Scarperia (dl. N. 13 del 28/1/2010), tuttora in vigore, prevede che “l’insediamento oppure l’attivazione di industrie a rischio di incidente rilevante e/o insalubri di classe I è ammessa solo nell’area di Pianvallico”, È stato risposto ripetendo le solite argomentazioni con cui è stata respinta la richiesta di autotutela di alcuni cittadini sulla presunta “Violazione del Regolamento Urbanistico Comunale di Scarperia, approvato con delibera C.C. n. 13 del 28.01.2010”, considerando l’intervento conforme sotto il profilo urbanistico perchè ritenuto prevalente sull’art.96 la Scheda XIII che preclude l’insediamento nell’area di Petrona alle sole industrie a rischio di incidente rilevante. È stato anche affermato che “appare quantomeno dubbio procedere alla classificazione dell’impianto a biomasse quale industria insalubre di I classe” e di “presunta” automatica assimilazione alle “centrali termoelettriche”. Ma come è possibile, diciamo noi, visto che il progetto stesso presentato dalla RENOVO BIOENERGY SCARPERIA SRL prevede proprio la realizzazione di una “centrale termoelettrica”, cioè di un impianto che produce elettricità sfruttando l’energia termica prodotta dalla combustione di biomasse legnose, vista anche l’ Autorizzazione Unica (atto dirigenziale della Provincia di Firenze 2410 del 23/06/2014) che la definisce già nel titolo stesso “centrale termoelettrica”?
E comunque, anche ammettendo per assurdo che possa sussistere un qualche margine di dubbio o di incertezza, appare ingiustificabile, e contraria al principio di precauzione, la certezza assoluta nel considerare “non insalubre”, cioè “salubre” il suddetto impianto, anche alla luce dell’ampia e dettagliata documentazione sulle possibili conseguenze sulla salute e sull’ambiente derivanti dalle emissioni di centrali termoelettriche alimentate a biomasse, sottoscritta dal dott. Vincenzo Cordella del Dipartimento per la prevenzione dell’Azienda Sanitaria di Firenze- UFC Igiene e Sanità Pubblica.
È importante poi ricordare che disposizioni europee impongono di non peggiorare la qualità dell’aria, e comunque nel caso si dovesse accendere un “camino”, risulta indispensabile “spengerne” uno equivalente. Ad esempio: l’installazione di centrali di combustione a biomasse legnose in zone servite dal gas metano, com’è la zona di Petrona, quand’anche fossero collegate a sistemi di teleriscaldamento, porterebbero sicuramente un peggioramento della qualità dell’aria anche perché l’eventuale spegnimento dei preesistenti impianti a gas metano, a bassissime emissioni, non potrebbero mai compensare l’aumento delle emissioni date dalla centrale a biomasse, con sicura violazione della Direttiva ARIA 2008/50 CE che prevede che a seguito dell’installazione di questo tipo di impianti la qualità dell’aria non possa mai essere peggiorata, ma soltanto migliorata.
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